◆ L’11 settembre 2022 il crollo di una diga in una miniera di diamanti a Jagersfontein, una cittadina di cinquemila abitanti nella provincia dello Stato libero, in Sudafrica, ha causato la fuoriuscita di una grande quantità di scarti minerari. Gli scarti si sono riversati nel terreno circostante, distruggendo case e contaminando fiumi e pascoli.
Quasi un mese dopo l’incidente il paesaggio risultava ancora alterato. L’immagine in alto, scattata dal satellite Landsat 8 della Nasa, mostra la zona il giorno prima del crollo della diga, mentre quella in basso è stata acquisita dal satellite Landsat 9 il 4 ottobre. Sul lato meridionale della diga è visibile una grande breccia da cui sono usciti gli scarti minerari. La colata, con una larghezza massima di un chilometro e mezzo, ha percorso 8,5 chilometri in direzione sudest, per poi deviare verso nord, raggiungendo la diga Wolwas e vari torrenti e fiumi, tra cui il Prosesspruit. I residui minerari sono arrivati fino alla diga di Kalkfontein, più a nord rispetto all’immagine, contaminando alcuni sistemi idrici legati alle forniture d’acqua per uso domestico e agricolo. I depositi di colore bianco visibili nell’immagine in basso sono costituiti da scarti minerari prosciugati. Gli scarti dovrebbero scomparire nel giro di pochi mesi, sollevati dal vento o dispersi dalle piogge. Le rive del Prosesspruit appaiono più larghe a causa dell’erosione prodotta dalla colata.
I mezzi d’informazione locali hanno riferito che la colata ha ucciso almeno una persona e centinaia di animali, oltre ad aver distrutto più di 160 case e contaminato circa venticinque chilometri quadrati di pascoli. –Kathryn Hansen (Nasa)
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Questo articolo è uscito sul numero 1485 di Internazionale, a pagina 107. Compra questo numero | Abbonati