Nella prima pagina del romanzo di Joshua Ferris, il protagonista, uno scrittore di nome Jake, ci informa che ciò che segue “è una storia vera”. Certo, come no. Il romanzo di Ferris sguazza nell’inaffidabilità. Jake ha molti parenti: Charlie, il suo padre adottivo, si è sposato cinque volte, e ha vari figli di cui è difficile tenere traccia. La posizione di Jake nella famiglia Barnes è volutamente difficile da individuare. Quando incontriamo Charlie per la prima volta è il 2008, lui ha quasi sessant’anni, vive in un sobborgo di Chicago e la sua vita professionale è stata una serie di fallimenti comici. Come consulente per gli investimenti è stato mediocre. I suoi progetti precedenti per avere successo e fare soldi sono stati letteralmente tossici (un diserbante fatto in casa), ridicoli (una combinazione di parrucchino e frisbee) o patetici (un servizio di noleggio di clown). Charlie non ha nessuna qualità del self-made man. Quello che ha è un cancro al pancreas. Questo dovrebbe essere uno stimolo alla compassione, qualcosa che riunisca i figli e le ex mogli che di solito tengono Charlie a distanza. Ma sono tutti vistosamente assenti. Il compagno più vicino a Charlie, oltre alla sua quinta moglie, è Jake, che sta lanciando il suo primo romanzo. Ultima chiamata per Charlie Barnes oscilla tra i registri dell’umorismo e dell’emozione, cercando di fare tesoro di una frase di Wallace Stevens che Jake cita con convinzione: “Il falso e il vero sono una cosa sola”.
Mark Athitakis, The Washington Post
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Questo articolo è uscito sul numero 1486 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati