“Sono già stata in cinque farmacie e non trovo lo sciroppo per mio figlio. Non ho mai visto una cosa simile!”, si allarma Maria Andrionikou. Accanto a lei un’altra donna si rammarica di non aver fatto scorta: “Mio figlio ha l’asma e sono preoccupata di non trovare il Ventolin”, spiega. Il panico regna in questa farmacia nella periferia di Atene, in Grecia, da dove le due donne sono appena uscite a mani vuote.
Davanti al negozio si è formata una fila, triste prova della mancanza di farmaci nel paese. “Non so più cosa dire ai clienti angosciati perché non trovano antibiotici, antidiabetici, sciroppi o medicinali pediatrici”, dice la farmacista Eftychia Kouteli. “Quando è possibile gli consiglio di prendere dei farmaci generici, ma in alcuni casi mancano anche quelli”.
La stessa scena si sarebbe potuta svolgere in Francia, in Germania, nel Regno Unito, e la dice lunga sulla carenza di medicinali che da mesi colpisce l’Europa. A causa dei diversi metodi e criteri usati, che variano molto da un paese all’altro, è difficile valutare la situazione complessiva. Tuttavia i resoconti delle autorità sanitarie nazionali permettono di farsi un’idea. Attualmente in Spagna 672 medicinali non sono disponibili in farmacia. In Svizzera sono 773, in Estonia 375, in Italia più di tremila, ma in questo caso sono conteggiati anche i prodotti ritirati dal commercio negli ultimi dieci anni. In Francia al 23 gennaio scarseggiavano 320 farmaci fondamentali per alcune terapie.
Il fenomeno non è nuovo, ma preoccupa sempre di più i responsabili del settore, che anno dopo anno vedono diminuire le scorte nelle farmacie. Nel 2019 l’agenzia francese dei farmaci aveva ricevuto 1.504 segnalazioni. Due anni dopo sono state 2.160, un aumento del 43 per cento.
È il risultato di difficoltà di approvvigionamento che dipendono da molte ragioni. La filiera di produzione dei farmaci è complessa, e basta un intoppo lungo il percorso per bloccare tutto. Una contaminazione durante la formulazione del prodotto o la mancanza di un ingrediente possono rallentare o fermare l’intero processo. Negli ultimi decenni la delocalizzazione nella produzione dei principi attivi, che rende le aziende dipendenti dai fornitori stranieri, ha aumentato la fragilità del sistema. L’80 per cento dei princìpi attivi usati nell’Unione europea è prodotto fuori dal continente, per lo più in Cina, e il 40 per cento dei medicinali è importato. Da qualche mese la situazione è peggiorata, soprattutto nel caso delle versioni per bambini di farmaci come il paracetamolo e l’amoxicillina.
“I problemi riguardano tutte le categorie di farmaci: antitumorali, antidiabetici, antiepilettici, analgesici, antipertensivi e così via”, osserva Pierre Olivier Variot, presidente dell’Unione dei sindacati dei farmacisti francesi. Qualche giorno fa ha dovuto trovare una soluzione d’emergenza per una paziente che aveva un problema con la nuova formula dell’Eutirox, non adatta al suo caso. “Era impossibile trovare il medicinale con la vecchia formula. Alla fine siamo riusciti a trovare un’alternativa temporanea, che l’obbliga a prendere quattro pasticche al posto di una, ma non sono sicuro di avere una soluzione quando tornerà”. Negli ultimi mesi i suoi collaboratori hanno passato in media dodici ore alla settimana a cercare alternative per i farmaci mancanti.
Il momento più difficile è stato nell’autunno 2022, quando hanno cominciato a scarseggiare il paracetamolo e l’amoxicillina per bambini. “Questo ha attirato l’attenzione, perché si tratta di due prodotti molto conosciuti”, osserva Laurent Bendavid, presidente della camera sindacale della distribuzione farmaceutica (Csrp). “In media le carenze riguardano il 20 per cento dei farmaci, siamo abituati ad affrontarle. La novità è che cominciano a scarseggiare anche i prodotti di base”.
Le case farmaceutiche rifiutano di parlare di carenza e preferiscono usare l’espressione “forniture sotto pressione”. Per giustificare l’assenza di alcuni prodotti citano un contesto epidemico imprevedibile, caratterizzato dall’arrivo precoce e intenso delle infezioni invernali (influenza, covid, bronchiolite).
Il 16 gennaio la Sanofi ha annunciato una produzione record di Doliprane (paracetamolo): 424 milioni di confezioni in totale nel 2022. “Per la versione pediatrica la cifra è aumentata del 49 per cento rispetto al 2021, per un totale di 24 milioni di confezioni, con una forte accelerazione a fine anno”.
Ma questi dati non convincono i farmacisti. “Tra le cifre fornite dalle aziende e quelle dei distributori all’ingrosso c’è un abisso”, dice Variot. “Quello che vediamo ogni giorno è molto diverso”.
I grossisti respingono le critiche: “Sappiamo per esperienza che spesso è difficile conciliare le nostre cifre con quelle delle case farmaceutiche, in particolare perché non si sa mai bene cosa vogliono dire quando parlano di mettere sul mercato un prodotto”, osserva Emmanuel Déchin, delegato generale della Csrp. “Significa che i prodotti sono usciti dalla fabbrica o che sono stati consegnati ai distributori? Quello che invece sappiamo perfettamente sono le quantità arrivate nelle nostre strutture. Queste cifre sono attendibili”.
Medicines for Europe, l’associazione che rappresenta i produttori europei di farmaci generici, ammette che la forte domanda ha sorpreso i laboratori e ha superato le loro previsioni. “Dobbiamo migliorare queste stime. Ma per farlo ci vuole una maggiore comunicazione tra le aziende e le istituzioni, in particolare sui dati relativi ai tassi d’infezione”, dice il direttore generale Adrian van den Hoven. Secondo lui una soluzione sarebbe il tracciamento dei medicinali, che permetterebbe di conoscere in tempo reale i consumi. “Esiste già un sistema europeo di lotta alla contraffazione dei medicinali, che garantisce la tracciabilità di ogni confezione. Questi dati potrebbero essere usati anche per seguire l’aumento dei consumi”, dice Van den Hoven.
Soluzioni creative
In attesa di trovare delle soluzioni a lungo termine, i paesi europei più colpiti hanno imposto il razionamento e vietato le esportazioni di paracetamolo e amoxicillina. Ma la situazione resta tesa. In Svizzera l’ufficio federale della sanità ha autorizzato i farmacisti a preparare prodotti galenici se mancano alcuni medicinali. L’iniziativa riprende una misura simile lanciata in Francia nel dicembre 2022.
In Germania la crisi ha stimolato la creatività dei medici. A fine dicembre 2022 il presidente dell’ordine, Klaus Reinhardt, ha proposto di creare una sorta di mercatino attraverso il quale chi possiede farmaci inutilizzati possa cederli a chi ne ha bisogno. “Assurdo!”, ha commentato il presidente del sindacato tedesco dei farmacisti del Baden-Württemberg, Frank Eickmann: se le confezioni sono danneggiate può essere impossibile individuare la data di scadenza, e i farmaci non dovrebbero essere usati senza un parere medico: “Mancano antipertensivi, insulina, antibiotici a largo spettro e analgesici. Non possiamo scambiarli gli uni con gli altri”.
La mancanza di farmaci, che riguarda soprattutto quelli più economici, ha permesso alle aziende di rilanciare il dibattito sulle politiche dei prezzi. I produttori di farmaci generici fanno notare il loro scarso valore economico rispetto ai medicinali più innovativi. Ma con più di otto miliardi di confezioni consumate in Europa ogni anno, i generici costituiscono gran parte delle prescrizioni.
In Germania il ministro della salute Karl Lauterbach ha annunciato un piano per cercare di migliorare la situazione. “Nel pianificare le nostre scorte di farmaci generici abbiamo messo troppo l’accento sul risparmio, e oggi ne paghiamo le conseguenze, in particolare sui medicinali per bambini. È inaccettabile che in Germania sia difficile trovare uno sciroppo che è disponibile all’estero”, ha dichiarato il ministro. Così ora alcuni generici indispensabili, come l’ibuprofene, potranno essere venduti anche al doppio del prezzo, e saranno comunque rimborsati dal sistema sanitario.
La Grecia ha seguito l’esempio tedesco. Il ministro della sanità Thanos Plevris ha inviato una lettera alla Commissione europea, chiedendo di rafforzare la produzione di farmaci nell’Unione e annunciando che il prezzo di alcuni medicinali aumenterà per evitare che le case farmaceutiche li esportino altrove. Ma diversamente dalla Germania, in questo caso il rincaro peserà interamente sui pazienti. ◆ adr
Le autrici di questo articolo sonoZeliha Chaffin, Marina Rafenberge Cécile Boutelet.
◆ In Europa scarseggiano medicinali di tutte le categorie. In cima alla lista: antimicrobici, farmaci per il sistema nervoso, compresi i prodotti per l’epilessia o il parkinson, e quelli per il sistema cardiocircolatorio, come i trombolitici usati in caso di ictus. Ma anche antitumorali, antibiotici e antinfiammatori. Si tratta spesso di vecchi farmaci poco costosi, il più delle volte generici.
Per rimediare a queste carenze, negli ospedali francesi si usano farmaci equivalenti o soluzioni iniettabili se mancano le capsule, si diluiscono i medicinali o si preparano formule sul posto, andando incontro a problemi di autorizzazioni. Tutto questo complica e rallenta il lavoro dei medici. Negli Stati Uniti la mancanza di ibuprofene liquido, utile per chi non riesce a mandare giù le compresse, come i bambini piccoli, ha spinto le autorità a consentire temporaneamente alle case farmaceutiche di produrre e distribuire formulazioni non approvate.
Per i pazienti la carenza di medicinali può significare avere prodotti meno efficaci, problemi di intolleranza, errori di dosaggio e stress. Uno studio condotto in Francia tra il 1985 e il 2019 sugli effetti dell’esaurimento delle scorte di farmaci ha rivelato che nel 16 per cento dei casi era stato registrato un peggioramento della malattia, soprattutto a causa della minore efficacia del prodotto sostitutivo. Secondo un sondaggio della Lega contro il cancro, pubblicato nel settembre 2020, il 74 per cento degli oncologi francesi aveva dovuto fare i conti con la carenza di antitumorali e di farmaci contro gli effetti collaterali.
Il problema riguarda anche i malati di diabete, che sono più di cinquecento milioni nel mondo. In molti paesi mancano l’insulina, il semaglutide e il dulaglutide.
In Italia l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) segnala la carenza di più di tremila farmaci. Ma l’elenco comprende anche tutti i medicinali la cui produzione è cessata nell’arco dell’ultimo decennio, che rappresentano più del 50 per cento del totale. Inoltre circa 400 si trovano ancora, anche se dovrebbero scarseggiare nel 2023. Almeno 750 farmaci sono difficili da reperire per problemi produttivi e quasi 170 mancano a causa della domanda elevata. Le Monde
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Questo articolo è uscito sul numero 1498 di Internazionale, a pagina 52. Compra questo numero | Abbonati