L’ambiziosa raccolta d’esordio di Ashleigh Bryant Phillips presenta ventiquattro racconti tutti ambientati nella stessa città rurale del sud. Anche se le storie condividono gli stessi luoghi, a tenerle veramente insieme è la voce limpida dell’autrice e la sua attenzione implacabile per i dettagli. Phillips è cresciuta nella zona rurale di Woodland, in North Carolina, e questo legame intimo con le persone e i luoghi che l’hanno formata genera un’autenticità cruda che raramente vediamo nella narrativa. Per i lettori che non hanno familiarità con la vita rurale i punti di partenza dei racconti possono sembrare esagerati, ma chiunque sia cresciuto in mezzo al nulla li capirà perfettamente. È un mondo in cui una gita da Walmart è emozionante e il primo centro commerciale con l’Apple store è a un’ora e mezza di distanza. Alcune storie sono collegate dai luoghi, altre dai personaggi, perché i protagonisti di un racconto compaiono spesso in un altro. Questi cammei non risultano mai forzati, ma rispecchiano ciò che si prova vivendo in una piccola città in cui tutti si conoscono. L’aspetto più avvincente di queste storie è la loro assenza di sentimentalismo. In quasi tutti i racconti, a un certo punto arriva una scena così cruda da togliere il fiato. Queste svolte sorprendenti, anche se a volte brusche, riassumono tutte le bellezze e le brutalità della vita dei personaggi. Phillips mette in luce figure tipicamente trascurate, private della loro umanità, e infonde in loro dignità e complessità.
Taylor Grieshober, Pittsburgh Post-Gazette

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Questo articolo è uscito sul numero 1498 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati