Il 17 febbraio Jocelyn Ulysse, segretario generale dell’associazione degli imprenditori di Saint-Marc, ad Haiti, ha detto a una radio locale che la situazione nel dipartimento dell’Artibonite è molto grave. La zona è isolata, perché le bande criminali bloccano una strada importante, quella di Canaan. L’interruzione delle operazioni di polizia, dopo che sei agenti sono stati uccisi a Liancourt il 25 gennaio, ha peggiorato la situazione degli abitanti dell’Artibonite. Anche l’ospedale della Chapelle è stato costretto a chiudere. La situazione descritta da Ulysse è la stessa in tutte le zone del paese e coinvolge molti settori della società.

Già molto prima dell’Artibonite i dipartimenti dell’Ovest e del Sud hanno pagato a caro prezzo il fatto che le bande criminali controllino diversi assi stradali e quartieri: a mano a mano che queste si rafforzano e si impadroniscono del territorio la vita degli haitiani si complica. I comparti sani dell’economia stanno morendo. Il governo ha eliminato le sovvenzioni sui prodotti petroliferi, ma ha dimenticato di renderli disponibili nelle stazioni di servizio ai prezzi ufficiali. Il mercato nero del carburante prospera sotto gli occhi delle autorità. Intanto il ­gourde haitiano si svaluta rispetto al dollaro, facendo esplodere i prezzi dei generi di prima necessità, che scarseggiano. I salari in gourde perdono valore e molti haitiani sono in difficoltà. Per non parlare della quotidianità di chi già viveva in povertà.

Le conseguenze della crisi sul sistema educativo sono evidenti. In alcune regioni le scuole hanno aperto solo all’inizio di gennaio. Con il clima di terrore imposto dalle bande criminali nei comuni del dipartimento dell’Artibonite, nei dintorni di Pétion-Ville e in altre zone dell’isola la scuola funziona solo occasionalmente.

È una violazione del diritto dei bambini e delle bambine a un’educazione di qualità. E di certo rafforzerà anche l’abbandono scolastico, che già è un problema grave ad Haiti.

La crisi del paese, di cui parlano spesso rapporti e articoli sui giornali internazionali, è stata all’ordine del giorno del vertice della Comunità caraibica (Caricom) dal 15 al 17 febbraio, dopo che ne hanno discusso anche le Nazioni Unite e l’Organizzazione degli stati americani. Ma per l’ennesima volta le conclusioni serviranno a poco. Le potenze della regione, gli Stati Uniti e il Canada, hanno prescritto ad Haiti gli stessi rimedi di sempre, nonostante il peggioramento della situazione: qualche milione di dollari di aiuti umanitari, annunci di sostegno insignificanti alla polizia e sanzioni contro alcune personalità sospettate di finanziare le bande criminali. Nessuna misura concreta per sconfiggere queste organizzazioni, nessun messaggio di speranza per le vittime dirette e indirette di questa situazione di pericolo e nessun’azione che possa migliorare la vita degli abitanti.

È evidente che spetta solo agli haitiani trovare una via d’uscita a questa crisi. Le autorità e l’opposizione hanno capito la lezione? ◆ fdl

Da sapere
Arresti negli Stati Uniti

◆ La crisi di Haiti è precipitata dopo l’omicidio del presidente Jovenel Moïse, ucciso da un commando armato la notte tra il 6 e il 7 luglio 2021 nella sua casa di Port-au-Prince. Il 17 febbraio 2023 quattro persone sono state arrestate in Florida, negli Stati Uniti, con l’accusa di aver partecipato all’operazione. Undici persone sono già detenute nel paese per il coinvolgimento nell’omicidio. Altre quaranta, di cui venti mercenari colombiani, sono state arrestate e sono in carcere ad Haiti. Afp


Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1500 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati