Dopo il crollo dell’Unione Sovietica il politologo statunitense Francis Fukuyama proclamò la “fine della storia” e il trionfo della democrazia liberale. Era l’inizio del breve momento unipolare in cui gli Stati Uniti ebbero un potere senza uguali e la rivalità tra le grandi potenze sembrava appartenere al passato. Ma trent’anni dopo Washington e i suoi alleati devono fare i conti con la rinnovata sfida di due vecchi e tutt’altro che democratici nemici come Cina e Russia, e non è detto che i paesi non allineati del sud globale si schiereranno con l’occidente.
Durante la sua visita a Mosca il presidente cinese Xi Jinping ha riaffermato l’alleanza strategica con la Russia. Per Vladimir Putin, su cui ora pende un mandato di cattura della Corte penale internazionale, la visita di Xi è stata un’occasione per presentarsi come uno statista. Ma Putin è chiaramente la parte più debole in questo matrimonio di convenienza. Indebolita dalle sanzioni occidentali, la Russia ha bisogno della Cina come mercato per i suoi idrocarburi e come fonte di beni di consumo e tecnologia.
La visita di Xi è una sfida all’occidente, che ha cercato di isolare Putin e dipingere la Russia come uno stato canaglia. Il presidente cinese non vuole una guerra di sanzioni con l’Europa e gli Stati Uniti e prova a proporsi come mediatore, ma il suo piano di pace per l’Ucraina non fa parola del ritiro delle truppe russe, e c’è il sospetto che la Cina si prepari a fornire alla Russia munizioni, droni e altri armamenti.
Un anno di atrocità in Ucraina non è bastato a convincere l’opinione pubblica in molti paesi del sud del pianeta che Putin è il cattivo. Anche se 141 stati alle Nazioni Unite hanno votato una mozione che condanna Mosca, solo quaranta sono passati dalle parole ai fatti. In un mondo diplomaticamente frammentato, i governi democratici e autoritari perseguono i loro interessi. Gli Stati Uniti hanno corteggiato l’India nell’ottica della loro strategia di contenimento della Cina, ma l’India si è astenuta nel voto alle Nazioni Unite e non vuole rompere con la Russia. Anche la Turchia segue una politica estera più indipendente nonostante faccia parte della Nato. L’Arabia Saudita ha chiesto aiuto a Pechino per riallacciare i rapporti con l’Iran, escludendo gli Stati Uniti.
I paesi occidentali devono accettare che gli interessi degli stati del sud non coincidono necessariamente con i loro, e devono trovare nuovi modi per conquistare la loro fiducia, per esempio con aiuti concreti in campi come la medicina, le tecnologie verdi e i fondi per lo sviluppo. L’occidente può ancora avere la meglio in questa nuova rivalità, se affronterà alcune verità scomode e agirà di conseguenza. ◆ gac
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Questo articolo è uscito sul numero 1504 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati