Al numero 40 di una vivace strada del quartiere Gamaliya, al Cairo, in Egitto, c’è un edificio che conserva alcuni segni della sua passata grandezza. La porta stretta, incorniciata da decorazioni e rilievi maestosi, conduce a una sala interna con soffitti alti e un’atmosfera tranquilla. È l’hammam Margoush, un’istituzione del quartiere. È un luogo che vanta secoli di storia e, anche se ora è un po’ malridotto, resta una reliquia della città. L’attuale edificio dell’hammam Margoush risale al 1780, ai tempi della dominazione ottomana dell’Egitto. Un dato riportato anche su un catalogo dei monumenti storici del Cairo realizzato nel 2004. Ma è possibile che l’hammam fosse aperto anche prima.
Hajj Shaikhun, il proprietario, racconta che la sua famiglia lo comprò nel 1887, poco dopo che suo nonno e i suoi tre fratelli si trasferirono al Cairo da Istanbul, in Turchia. La famiglia arrivò a gestirne cinque in città. Poi passarono alla generazione successiva. “Lavoro in questo hammam da quando avevo sette anni, ora ne ho ottanta”, dice Shaikhun. Il luogo era talmente conosciuto che nel 1973 il regista egiziano Salah Abu Seif ci ambientò il film Hammam al malatily. Racconta la storia di un giovane egiziano che si trasferisce nella capitale in cerca di nuove opportunità e che vive nell’hammam, dove incontra prostitute e omosessuali. Un tempo gli hammam erano parte integrante del tessuto urbano e sociale. “Se Al Azhar (l’università islamica del Cairo) ha mille e più anni, allora gli hammam si diffusero nella zona poco dopo. Forse ottocento anni fa”, dice Shaikhun, e spiega che il posto era famoso prima del film: “Gli hammam erano molto popolari e lo era anche Margoush”. In passato lo frequentavano anche gli intellettuali, ma negli ultimi anni i clienti sono diminuiti drasticamente, rendendo complicato mantenere la struttura. “Il futuro è nelle mani di dio. Uno, due, dieci, cento anni ancora. Dio solo lo sa”.
L’epoca islamica
Alcuni fanno risalire l’origine dei bagni termali pubblici in Egitto all’inizio del periodo tolemaico, intorno al trecento aC, portati dai greci. Le prime testimonianze archeologiche cominciarono a emergere all’inizio del novecento, quando Evaristo Breccia, direttore del museo Greco-romano di Alessandria, scoprì le prime terme a Taposiris Magna, città fondata dal faraone Tolomeo II.
Quando i romani arrivarono in Egitto, prendendo il posto dei greci, le terme mantennero la loro importanza: erano associate alla salute, alla pulizia e alla cura personale. Erano il centro della vita sociale. “Questi bagni termali pubblici sono stati di grande importanza per lo sviluppo degli hammam delle epoche successive”, spiegano Mona Raafat e Randa Alaa el Din, che insegnano all’università di Helwan, al Cairo, e studiano gli hammam storici della capitale. In questo contesto non sorprende che nel periodo della conquista islamica dell’Egitto gli hammam abbiano avuto un ruolo cosi importante nelle città egiziane. Si dice che il primo bagno termale pubblico dell’epoca islamica sia stato costruito nella città di Fustat, poi assorbita dal Cairo. Si chiamava _hammam al far _(hammam del topo) perché era molto più piccolo delle terme romane costruite in precedenza in città.
Raafat e Alaa el Din sostengono che il periodo di splendore degli hammam fu durante l’epoca islamica, in particolare fra il tredicesimo e il sedicesimo secolo, durante la dominazione mamelucca. E aggiungono che furono molto popolari almeno fino all’ottocento. Nel medioevo erano così noti che Abdel-Latif al Baghdadi, un fisico iracheno che visitò la città nel 1231, scrisse che quelli del Cairo erano i più “belli, grandi e meglio progettati d’oriente”. Un esempio è l’hammam del sultano Inal, costruito a metà del quindicesimo secolo, restaurato e trasformato in museo nel 2002. A quell’epoca si erano già affermati come uno dei luoghi di socializzazione più importanti: vi si organizzavano incontri e feste, si discutevano proposte di matrimonio e si parlava di politica. “In quel periodo erano considerati un centro di ritrovo per la comunità, soprattutto per le donne”, raccontano Raafat e Alaa el Din. “C’erano molte cose eccitanti da fare: cercare moglie per i figli, spettegolare oppure trascorrere un po’ di tempo a riposarsi lontano dalle faccende domestiche, magari facendo un massaggio esfoliante”.
In epoca ottomana la struttura di un hammam prevedeva tre spazi principali: una prima stanza con un soffitto alto in legno, in cui ci si spogliava e si socializzava. Poi un ambiente piccolo di passaggio, più caldo, in cui ci si preparava e, durante la stagione più fredda, ci si avvolgeva con gli asciugamani. Infine, lo spazio principale, la stanza con una temperatura più alta spesso organizzata intorno a una fontana d’acqua calda. Il cuore delle terme era la caldaia, che riscaldava l’intero spazio e l’acqua. Era anche usata per smaltire i rifiuti solidi e cucinare cibi come il _ful _(fave secche preparate a fuoco lento). La cenere di risulta era impiegata nel settore edile.
Esistevano due tipi di hammam: quelli gemelli, situati in zone molto frequentate come quelle dei mercati, con uno spazio per le donne e uno per gli uomini, e i singoli, più piccoli e nascosti nelle aree residenziali. Li andavano le donne al mattino e gli uomini la sera. L’hammam Margoush mantiene questo schema ancora oggi.
A causa delle leggende sugli hammam è difficile stabilire con esattezza quanti ce ne fossero al Cairo nel periodo di massimo splendore. All’inizio del quindicesimo secolo lo storico egiziano Taqi al Din al Maqrizi ne identificò 52 e un viaggiatore del diciottesimo secolo nelle sue memorie ne elencò addirittura ottanta. All’inizio dell’ottocento, la spedizione francese che occupò l’Egitto ne documentò 72. L’orientalista britannico Edward William Lane, che nel 1830 scrisse un resoconto sugli usi e i costumi degli egiziani, ne contò tra i sessanta e i settanta. Nel 1933 l’architetto francese Edmond Pauty affermò che ce n’erano circa 47 e tre decenni dopo lo storico André Raymond ne registrò 33 in funzione. Pare che nella seconda metà del novecento al Cairo non siano stati costruiti hammam. L’architetto Nicholas Warner, quando mappò l’area del Cairo storico, ne individuò solo 19, molti dei quali non più usati.
Secondo Shaikhun, oggi sono solo cinque quelli storici ancora in funzione in città. “Le ragioni principali del declino potrebbero essere legate alla ricerca di maggiore igiene o privacy nelle proprie case”, osservano Raafat e Alaa el Din. Inoltre, chi è arrivato al Cairo da ambienti rurali non ha familiarità con questa tradizione. Mentre le classi medie e le alte hanno abbandonato i quartieri storici della capitale, in cui si trovano gli hammam. Mantenerli costa molto. Da uno studio del 2010 emerge che chi ci va ne sottolinea i benefici per la salute, la bellezza e la socialità, mentre chi non li frequenta afferma che hanno una cattiva reputazione, e sono caratterizzati da scarsa igiene e nessuna privacy.
Alcuni temono che la scomparsa degli hammam del Cairo possa compromettere una parte importante del patrimonio popolare della città. “La loro estetica, bellezza, memoria e tecnica di costruzione sono elementi unici”, dice l’architetto Dalila el Kerdany. “Inoltre, gli hammam hanno benefici per la salute: contro i dolori reumatici, la secchezza della pelle, i problemi respiratori e i raffreddori”.
Adattarsi ai tempi
Le poche strutture storiche che sono state restaurate dal ministero delle antichità egiziano, tra cui l’hammam Inal, non sono state riportate alla loro antica funzione, ma sono state riconvertite in musei. Raafat e Alaa el Din, tuttavia, rimangono ottimiste: “Non crediamo che i bagni termali pubblici in Egitto scompariranno del tutto. Continuano a essere importanti per gli egiziani che li frequentano in occasioni speciali come matrimoni, feste di fidanzamento, compleanni. Oppure per mantenere un’abitudine legata all’igiene personale”. “Gli hammam tradizionali sono comunemente situati in quartieri antichi e poveri, quindi potrebbero svolgere un ruolo nello sviluppo delle comunità locali”, afferma El Kerdany.
Secondo Shaikhun queste strutture stanno cercando di adattarsi ai tempi offrendo più servizi, come i trattamenti per migliorare la circolazione del sangue e sono ancora un luogo d’incontro. “Gli hammam offrono opportunità di lavoro, contribuendo allo sviluppo economico”, dice El Kerdany. Alcuni sostengono che al Cairo basterebbe il successo di un unico bagno termale pubblico per fermarne il declino, e che potrebbero ancora svolgere un ruolo importante nella società. ◆ ff
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Questo articolo è uscito sul numero 1504 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati