Nel 2022 il fotografo britannico Nick Brandt ha trascorso sei settimane nella riserva per animali selvatici Senda Verde, in Bolivia. Grazie all’aiuto dei due fondatori Marcelo Levy e Vicky Ossio ha scattato le immagini che compongono il secondo capitolo della serie The day may break, un progetto ancora in corso in cui ritrae persone e animali colpiti dagli effetti della crisi climatica. La prima parte del progetto era stata realizzata alla fine del 2020 in Zimbabwe e Kenya. Era da vent’anni che Brandt non lavorava fuori dall’Africa.
“Come molti altri paesi poveri, anche la Bolivia non è tra i principali responsabili della crisi climatica, ma è molto esposta alle conseguenze delle azioni compiute dai paesi più industrializzati”, dice Brandt. Nelle immagini le persone ritratte sono sopravvissute a eventi climatici estremi, molte hanno dovuto abbandonare le loro case. Gli animali sono stati salvati dal commercio illegale o perché il loro habitat è stato distrutto.
Anche se le persone sono state fotografate insieme agli animali non si toccano mai: “Il loro sguardo sembra rivolto verso uno spazio privato che la macchina fotografica non può raggiungere. Mostrano dignità e fatica, tristezza e serenità, possibilità e nostalgia, rabbia e gioia. Guardano nel fumo che li circonda, illuminato ogni tanto da una lampadina”, si legge nell’introduzione del libro dedicato alla serie. La nebbia che li avvolge, creata da alcuni macchinari, è stata usata per evocare sia la scomparsa di habitat naturali sia il fumo degli incendi che sta devastando tante foreste nel mondo.
“Nonostante le loro perdite, le persone e gli animali nelle immagini sono dei sopravvissuti. E nel loro sopravvivere a difficoltà così estreme, c’è speranza e possibilità”, dice Brandt.◆
◆ Il secondo capitolo della serie The day may break è diventato un libro pubblicato dalla casa editrice Hatje Cantz. Una percentuale delle vendite è devoluta alle persone fotografate.
Nick Brandt è nato a Londra, nel Regno Unito. Vive in California, negli Stati Uniti. Nel 2010 ha fondato la Big life foundation, un’associazione non profit impegnata in Kenya e Tanzania, in cui lavorano più di trecento ranger che proteggono circa 650 ettari di territorio nel parco nazionale di Amboseli, nel sud del Kenya. I lavori di Brandt si concentrano sull’impatto distruttivo degli esseri umani sull’ambiente e sulle popolazioni.
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Questo articolo è uscito sul numero 1504 di Internazionale, a pagina 68. Compra questo numero | Abbonati