Qualcuno ha scritto che accettare la propria storia non significa annegarci dentro, significa imparare a usarla. Jocelyn Nicole Johnson usa la storia in modo spettacolare. Il racconto che dà il titolo a questa raccolta è un’immersione storica che si svolge in un terrificante futuro prossimo. L’ambientazione è la Virginia, dove Johnson è nata. Tuttavia, per i suoi personaggi, la Virginia è diventata molto inospitale. La narratrice è una giovane studente universitaria. Lei e un piccolo gruppo di vicini sono stati costretti a fuggire dalle loro case. Traumatizzati, sono per lo più neri e latini, cacciati da una milizia bianca. Anche se tutto questo richiama alla mente il mortale raduno Unite the right del 2017 a Charlottesville, i lettori sono portati ancora più indietro nel razzismo del paese, quando il gruppo arriva alla piantagione di Thomas Jefferson in Virginia, Monticello. Ciò che rende La mia Monticello così efficace è che non si allontana molto dalla vita come la conosciamo oggi. Nel futuro prossimo evocato da Johnson ci sono le ondate di calore e gli incendi che mettono in evidenza il cambiamento climatico. Ci sono le conseguenze di un’elezione particolarmente difficile. C’è la vile retorica della teoria della sostituzione etnica. Ma le vite dei personaggi, riccamente disegnati dall’autrice, sono sempre al centro dell’attenzione. Un esordio straordinario di una scrittrice di talento con una visione senza fronzoli della storia e di ciò che ne può derivare.
Anissa Gray, The Washington Post
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Questo articolo è uscito sul numero 1505 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati