Il 9 aprile nella Papua Occidentale almeno un soldato indonesiano è morto in uno scontro a fuoco con i ribelli del movimento armato che chiede l’indipendenza della provincia. I militari indonesiani ( nella foto il capo delle forze armate Yudo Margono ) stavano cercando di liberare Philip Mehrtens, un soldato neozelandese preso in ostaggio dall’Esercito di liberazione nazionale della Papua Occidentale (Tpnpb) a febbraio. Nella provincia, abitata da 5,4 milioni di persone e ricca di materie prime, il movimento indipendentista è attivo da decenni, e il governo centrale lo combatte con il pugno di ferro. Dal 2018 il Tpnpb ha intensificato gli attacchi armati e i rapimenti, e recentemente ha dichiarato che avrebbe preso di mira i cittadini di Stati Uniti, Unione europea, Australia e Nuova Zelanda, i cui governi “hanno sostenuto l’esercito con armi e addestramenti militari” e non hanno condannato il governo di Jakarta per gli abusi sulla popolazione indigena. “Nonostante le risorse naturali di cui è ricca (inclusa la più estesa miniera d’oro del mondo), Papua Occidentale è la provincia indonesiana meno sviluppata, con tassi di povertà e disuguaglianza molto superiori alla media nazionale”, scrive il Jakarta Post. “Il governo centrale dovrebbe investire di più nelle infrastrutture e nell’istruzione nella provincia”.
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Questo articolo è uscito sul numero 1508 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati