Il nostro eroe Arthur Less, “uno scrittore bianco gay di mezza età di cui nessuno ha mai sentito parlare”, vive serenamente a San Francisco con il compagno Freddy. Alla morte dell’ex amante, scopre di dover pagare dieci anni di affitti arretrati e di avere un mese per trovare la somma. Una tempesta che lo fa precipitare in ogni direzione, in un modo già noto ai lettori del primo romanzo di Greer, Less. Per prima cosa si presenta come giudice per un premio importante. Poi va a Palm Springs, in California, per intervistare un famoso scrittore di fantascienza, solo per essere trascinato nel deserto per una riunione di famiglia improvvisata. Ingerisce inavvertitamente una sostanza psichedelica e inonda un sito archeologico, poi si ritrova a sfrecciare per il paese a bordo di un furgone modificato, con un carlino nero di nome Dolly. Gli incidenti e i malintesi abbondano e non è uno spoiler riferire che Less, alla fine della storia, grida: “Mi sono reso ridicolo!”. Perché, ovviamente, era proprio questo il punto.
Louis Bayard, The Washington Post
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Questo articolo è uscito sul numero 1510 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati