Rafaela, la protagonista del nuovo romanzo di Johanne Lykke Holm, è appena arrivata in un villaggio di montagna nell’Italia del nord per lavorare all’Olympia, un maestoso hotel che sembra un sanatorio demoniaco di un’epoca passata. Insieme ad altre otto ragazze cucina, lava e stira le lenzuola dalla mattina alla sera con una calma quasi divina. Ma l’hotel rimane vuoto. Di notte, Rafaela si siede e osserva i capelli neri delle altre ragazze appoggiati come scialli sui cuscini. A volte fanno delle brevi fughe nel pub del villaggio o escursioni nei boschi bui, dove s’imbattono ripetutamente in una coppia di strane suore. Un giorno, una delle ragazze scompare senza lasciare traccia. Cominciano le ricerche e un assassino immaginario tormenta i pensieri di Rafaela. Lykke Holm riesce a fare due cose importanti. La prima è quella di scrivere un manifesto per la bellezza. La bellezza è stata a lungo vista come espressione di ideali reazionari o desideri capitalistici. Ma di recente qualcosa è cambiato, e in molti romanzi recenti si osserva la ricerca di un nuovo culto radicale e mistico della bellezza, che cerca di liberarsi sia dal patriarcato sia dal capitalismo. Il secondo risultato di Lykke Holm è a livello metaletterario: senza rivelare troppo, riesce a gettare nuova luce sull’istinto omicida. Chi è l’assassino più potente? Quello mosso dall’estetica, che trova belle le donne morte. Siamo sempre lì. Le donne avvenenti devono morire o essere torturate in vari modi. C’è una via d’uscita da questa ondata di necrofilia? L’assassino estetico conserva il fascino potente del patriarcato, ma Lykke Holm riesce a evocarlo e a ucciderlo nella mente dei suoi lettori, e soprattutto delle sue lettrici.
Sinziana Ravini, Aftonbladet
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Questo articolo è uscito sul numero 1510 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati