L’11 maggio a Jedda, in Arabia Saudita, le parti in conflitto in Sudan hanno firmato una “dichiarazione d’impegno”, che però non equivaleva a un cessate il fuoco, fa notare Middle East Eye. Il giorno dopo l’esercito sudanese e i paramilitari delle Forze di supporto rapido sono tornati a combattere: ci sono stati bombardamenti sulla capitale Khartoum e duri scontri a El Geneina, nella regione occidentale del Darfur. A un mese dall’inizio del conflitto nessuna delle due parti domina il campo di battaglia. Il bilancio è di almeno ottocento morti. Il 12 maggio la cantante Shaden Gardood, conosciuta in tutto il mondo arabo, è stata uccisa da un proiettile vagante a Omdurman. Duecentomila persone hanno lasciato il paese, mentre gli sfollati interni sono 700mila. Il governo si è trasferito a Port Sudan, il principale centro di transito per chi scappa dal paese.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1512 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati