Il più recente lungometraggio di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti è un saggio sul rapporto tra immagini e guerra, dai materiali d’archivio sull’invasione italiana in Libia nel 1911 fino ai giorni nostri.
Mentre tra elezioni e ballottaggio la Turchia è al centro dell’attenzione internazionale, online c’è il lavoro del 2017 del regista Gürcan Keltek, lucido mix tra documentario, opera visionaria e di denuncia.
Il ritratto, girato clandestinamente in Iran, della famosa avvocata e attivista per i diritti umani Nasrin Sotoudeh, che nel giugno 2018, durante le riprese, è stata arrestata e condannata a 38 anni di prigione. Anche dal carcere però ha continuato a sfidare le autorità.
Negli Stati Uniti molte ragazze si rivolgono alla polizia per denunciare una violenza sessuale che hanno subìto, ma si ritrovano spesso accusate di diffamazione e arrestate dallo stesso sistema giudiziario che dovrebbe proteggerle.
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Questo articolo è uscito sul numero 1513 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati