“L’amministrazione Biden non è ancora riuscita a trovare un accordo con i repubblicani del congresso per alzare il tetto del debito ed evitare una crisi potenzialmente gravissima”, scrive il quotidiano Washington Post. Se le trattative non andranno in porto entro il 1 giugno, il governo non sarà in grado di far fronte alle spese e il paese rischia l’insolvenza, con conseguenze devastanti per tutta l’economia mondiale. Il tetto del debito fu introdotto con una legge nel 1917: la norma stabilisce che il governo può contrarre un debito fino a un certo limite (il tetto), e che deve chiedere una nuova autorizzazione al congresso ogni volta che vuole superarlo. Per cento anni il limite è stato superato costantemente e l’assenso del congresso per sforarlo è sempre stato una formalità. Le cose sono cambiate solo negli ultimi anni, quando i repubblicani hanno cominciato a usare i loro voti al congresso come leva per chiedere tagli alla spesa e mettere in difficoltà i presidenti democratici. Ora chiedono a Biden di ridurre la spesa per welfare, infrastrutture e crisi climatica. I titoli di stato statunitensi sono i prodotti finanziari più diffusi nel mondo, perché sono considerati sicuri. Non lo sarebbero più se gli Stati Uniti diventassero insolventi, e questo creerebbe una pericolosa incertezza sui mercati finanziari.
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Questo articolo è uscito sul numero 1513 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati