Wes Anderson sembra impermeabile al mondo esterno. Mentre le sue composizioni simmetriche e le sue inquadrature millimetriche diventano materia di video virali e meme irriverenti, il regista punta ancora di più sulle sue peculiarità stilistiche. Così Asteroid city diventa il più andersoniano dei film di Anderson. Se i suoi ossessivi diorami esplorano sempre il bisogno umano di organizzare e controllare la vita di fronte all’imprevisto, allora Asteroid city, ambientato nel 1955 in una cittadina nel deserto, non lontana dai siti in cui si compiono test nucleari, può essere l’espressione più pura di questa dinamica, perché parla dell’ignoto in tutte le sue forme.
Bilge Ebiri, Vulture
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Questo articolo è uscito sul numero 1514 di Internazionale, a pagina 87. Compra questo numero | Abbonati