Abdulrazak Gurnah ci regala una storia con un segreto al centro. Eppure, non c’è nulla di manipolatorio nel nascondere la verità, né la sensazione che l’autore si affidi a una scia di indizi per continuare a farci leggere. All’inizio il segreto non sembra altro che un litigio domestico. Salim ha sette anni e vive nella Zanzibar degli anni settanta, quando suo padre abbandona la famiglia. Sua madre dice che è andato via solo per qualche giorno. Ben presto diventa chiaro che si è trasferito. Il romanzo è diviso in tre parti. La prima ci racconta la vita di Salim a Zanzibar, che cresce in una famiglia felice spezzata in modo sconcertante. Quando lo zio gli offre l’opportunità di trasferirsi a Londra come studente, gli sembra una via di fuga. La seconda parte è la vita di Salim nel Regno Unito, quando comincia a capire meglio cos’è successo tra i genitori e scopre anche la tristezza della lontananza da casa. Fa parte della grande abilità di Gurnah il fatto che la domanda su cosa sia successo tra i genitori di Salim non domini né i nostri pensieri né quelli del protagonista. Solo nell’ultima parte, con il ritorno a Zanzibar, la forza di quella storia non raccontata si fa sentire, e ci rendiamo conto che nella struttura del libro c’è la rivisitazione di un’opera di Shakespeare. Dire quale rivelerebbe troppo. In ogni caso, l’eleganza della scrittura di Gurnah e la sua comprensione di quanto un cuore possa spezzarsi silenziosamente rendono questo romanzo profondamente gratificante. Kamila Shamsie, The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1514 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati