◆ Il riscaldamento globale ha già reso inospitali alcune aree del pianeta: circa seicento milioni di persone vivono in posti caratterizzati da caldo eccessivo. Lo afferma un gruppo di ricerca internazionale, che ha ottenuto la stima analizzando i dati storici demografici e meteorologici. Secondo lo studio, pubblicato su Nature Sustainability, tutte le civiltà hanno prosperato in una nicchia ristretta di temperatura media annua, con un picco principale a tredici gradi e uno secondario a ventisette. Oltre una temperatura media di ventinove gradi, si registrano una mortalità più alta, una produttività più bassa, rese agricole minori, più conflitti e vari altri problemi. “La crisi climatica ha messo il 9 per cento della popolazione mondiale fuori della nicchia”, scrivono gli autori. Un riscaldamento di 1,5 gradi rispetto all’era preindustriale, che potrebbe concretizzarsi entro il 2030, escluderebbe dalla nicchia il 14 per cento degli abitanti del pianeta, mentre uno di 2,7 gradi, possibile entro la fine del secolo, escluderebbe circa un terzo del totale.
Il paese con più persone a rischio è l’India, seguita da Nigeria, Indonesia, Filippine e Pakistan. Considerando invece le percentuali di territorio, i paesi più colpiti sarebbero il Burkina Faso e il Mali. I ricercatori hanno analizzato i costi umani della crisi climatica, che non corrispondono a quelli economici. Valutare le conseguenze del riscaldamento globale solo in termini economici, infatti, porta a trascurare i paesi poveri e le disuguaglianze.
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Questo articolo è uscito sul numero 1514 di Internazionale, a pagina 106. Compra questo numero | Abbonati