Nella notte del 6 giugno un’esplosione ha aperto una grossa falla nella diga di Nova Kachovka, sul fiume Dnepr, che divide i territori riconquistati dall’Ucraina nel novembre 2022 e quelli ancora occupati dalla Russia. L’acqua dell’invaso più grande del paese si è riversata nella valle sottostante, allagando Cherson (nella foto) e costringendo migliaia di persone a fuggire. La distruzione della diga, di cui Kiev e Mosca si sono accusate a vicenda, minaccia la fornitura di acqua alla Crimea, il raffreddamento della centrale nucleare di Zaporižžia e le coltivazioni dell’intera regione, e provocherà una catastrofe ambientale di proporzioni incalcolabili. Secondo gli esperti militari occidentali la Russia potrebbe aver deciso di far saltare la diga per impedire alle forze ucraine di attraversare il Dnepr. Nei giorni precedenti diversi segnali avevano suggerito che l’inizio dell’offensiva su vasta scala annunciata da Kiev potrebbe essere imminente: la Russia ha riferito di aver respinto vari attacchi sul fronte orientale, mentre l’Ucraina afferma di aver riconquistato alcune posizioni intorno a Bachmut. Nel frattempo i gruppi paramilitari russi sostenuti da Kiev hanno lanciato una nuova operazione oltre confine nella regione di Belgorod, catturando alcuni soldati. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1515 di Internazionale, a pagina 27. Compra questo numero | Abbonati