Il nuovo romanzo di Melissa Harrison è ambientato nell’East Anglia nel 1933. Edie Mather è la figlia di un contadino alle soglie dell’adolescenza. Immersa nei ritmi e nei rituali della vita di campagna, affascinata dalle sue favole e dalle storie popolari, Edie è trascinata dall’entusiasmo per Constance FitzAllen, una londinese giovane ed energica venuta a documentare le vecchie tradizioni rurali prima che scompaiano. L’impacciata Edie è subito catturata dalla gentilezza e dalla curiosità di Connie. Gli altri abitanti di Elmbourne ci mettono un po’ di più a soccombere. Presto Connie diventa una presenza fissa nella vita del villaggio. Solo quando il raccolto si avvicina e le pressioni economiche cominciano a farsi sentire, gli abitanti del villaggio capiscono che Connie vuole qualcosa di più delle loro storie. Come evocazione di un luogo e di uno stile di vita perduto, il romanzo di Harrison è sorprendente, potente e irresistibile. Il villaggio di Edie è un luogo in cui prevalgono ancora le superstizioni, dove ci sono segni incisi sulle travi per allontanare il male. Edie li osserva ma non sempre ne comprende il significato, così come non capisce le ombre della guerra, né quella passata né quella che minaccia il futuro. Per lei è il presente che conta e lo racconta nei suoi particolari più minuti. Il risultato è una sorta di viaggio nel tempo. L’aria innocente dell’estate giunge a un epilogo brusco e scioccante, ma a rimanere impresso nella memoria è il villaggio.
Clare Clark, The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1518 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati