A metà del suo ultimo album, dopo sessant’anni di carriera, Bettye LaVette ringhia: “Le stesse vecchie parole, la stessa vecchia canzone”. Ma non ha un tono autocompiaciuto. Gran parte della magia di LaVette! è nella capacità della cantante, a 77 anni, di unire classici luoghi retorici del rhythm’n’blues con la sua esperienza del mondo e la saggezza portata dell’età. LaVette ha calcato questi sentieri abbastanza volte da poterlo fare ancora, alzando gli occhi al cielo con aria sfinita e una voce sempre più aspra. Quando incise il suo primo singolo, My man – He’s a lovin’ man, nel 1962, era diversa, incontaminata come una dolce Carla Thomas. Però negli anni la sua carriera non decollò. Così, quando è inaspettatamente esplosa nei primi anni duemila, abbiamo scoperto la potenza di una cantante che non manda mai giù le stronzate. Eccola ancora qui con undici canzoni nuove, tutte scritte dal veterano Randall Bramblett. È supportata da musicisti stellari, tra cui Steve Winwood, Pino Palladino e Ray Parker jr, ma il vero fulcro del disco è sempre lei, che guida l’ardente funk alla James Brown di Mess about it e in Plan B dichiara: “Champagne e uno spinello mi farebbero benissimo”. Bettye LaVette è una compagnia magnifica, e quando in See through me canticchia tristemente “continuo a girare, ma il brivido è sparito” la carica elettrica della sua voce c’impedisce di preoccuparci troppo.
Stevie Chick, The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1518 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati