La rivoluzione secondo Raymundo Mata getta scompiglio in modo giocoso e colto nella vita e nell’opera dello scrittore ottocentesco José Rizal. Gina Apostol coglie la relazione tra la sua narrativa e il movimento per l’indipendenza delle Filippine dal dominio spagnolo. Il romanzo, pubblicato nel 2009, usa l’espediente delle memorie ritrovate di un rivoluzionario di nome Raymundo Mata. Il risultato è impegnativo, confuso, estenuante e allo stesso tempo impressionante. Questo resoconto dell’importanza politica e letteraria di Rizal proviene dalla voce narrante di Estrella Espejo, un’editrice che ora vive in una clinica a causa di un esaurimento nervoso. Dalla cella di un carcere statunitense, nel 1902, Mata racconta la sua vita. Figlio di attori di provincia, ipovedente, entra a far parte del movimento indipendentista filippino. I dissidenti si riuniscono attorno a Rizal, un oftalmologo che scriveva romanzi e che attaccava il dominio spagnolo senza mai chiederne apertamente la fine (il suo arresto e la sua esecuzione avrebbero invece contribuito a farlo cadere). Vertiginosamente preoccupato dalla propria genealogia testuale e dalle speculazioni borgesiane che derivano dalle sue frenetiche annotazioni (il memoir di Mata è in realtà l’ultimo romanzo non riconosciuto di Rizal?), il libro a volte sembra essere stato più divertente da scrivere che da leggere. Ma si tratta di una nota a piè di pagina in questo meraviglioso insieme di racconti filippini.
Randy Boyagoda, The New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1519 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati