Ancora vita è un tonico per chi ha voglia di viaggiare e una cura per la solitudine. Svolgendosi senza fretta come la storia, celebra la miriade di modi in cui si esprime l’amore e si formano le famiglie. L’azione comincia in Italia durante la seconda guerra mondiale. Mentre le bombe cadono intorno a loro, il soldato britannico Ulysses s’imbatte in Evelyn Skinner, una storica dell’arte di 64 anni, incaricata d’identificare i capolavori nascosti nelle colline toscane per proteggerli da furti e distruzioni. Quando Ulysses s’interroga sulla coerenza del suo lavoro in mezzo alla carneficina della guerra, lei ha la risposta pronta: “L’arte ci apre gli occhi sulla bellezza del mondo”, dice Evelyn. “La questione non è arte contro umanità, Ulysses. L’una non esiste senza l’altra”. Ulysses, un ragazzo insolitamente riflessivo e compassionevole, non dimenticherà mai questa lezione, ma non ha motivo di pensare che rivedrà Evelyn. La guerra, dopotutto, è una calamità abile nel creare relazioni come nel distruggerle. E il resto del romanzo, che attraversa più decenni, si svolge all’ombra del trauma comune della mancanza di qualcuno. Come la vita reale, a volte sembra non avere alcuno slancio in avanti. Ma risulta avvincente perché Winman crea un’impeccabile illusione di spontaneità.
Ron Charles, The Washington Post

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Questo articolo è uscito sul numero 1521 di Internazionale, a pagina 77. Compra questo numero | Abbonati