L’accordo che aveva consentito all’Ucraina di esportare i suoi cereali dai porti del mar Nero nonostante la guerra è scaduto a mezzanotte del 17 luglio. L’intesa era stata mediata un anno fa dalla Turchia e dalle Nazioni Unite per superare il blocco imposto dalla flotta russa a febbraio del 2022. Ma la Russia si è opposta a una nuova proroga, avvertendo che non potrà più garantire la sicurezza delle navi lungo il corridoio marittimo stabilito dall’intesa. Mosca sostiene che le sanzioni occidentali hanno violato un altro accordo, che avrebbe dovuto facilitare le esportazioni russe di prodotti agricoli e fertilizzanti. La decisione è arrivata dopo che il ponte sullo stretto di Kerč, tra la Russia e la Crimea, è stato danneggiato da un’esplosione in cui sono morti due civili. Il Cremlino ha attribuito l’attacco all’Ucraina. Il 18 luglio un bombardamento russo ha colpito i terminal dei cereali nel porto di Odessa. Secondo Le Monde gli effetti di un nuovo stop alle esportazioni non saranno gravi come quelli dell’embargo del 2022, che aveva provocato un’impennata dei prezzi e il timore di una crisi alimentare globale. All’epoca l’Ucraina era uno dei principali esportatori di cereali al mondo, ma dall’inizio del conflitto la sua produzione si è ridotta notevolmente. Inoltre negli ultimi mesi la Russia aveva già cominciato a rallentare il passaggio delle navi attraverso il corridoio, spingendo Kiev a reindirizzare le sue esportazioni attraverso il Danubio e l’Europa centrale. La fine dell’accordo potrebbe comunque avere serie conseguenze per i paesi più poveri, soprattutto in Africa. Intanto i combattimenti si concentrano sul fronte orientale e in particolare nella zona di Kupiansk, dove la Russia ha lanciato una nuova offensiva. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1521 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati