Le favole
che ci raccontiamo
◆ Concordo con l’articolo di George Monbiot (Internazionale 1516) sulla narrazione edulcorata che spesso, anche tra gli ambientalisti, si fa delle possibili risposte alla crisi alimentare globale. Ma se non ci si concentra anche sugli aspetti problematici del modello industriale di produzione del cibo su scala mondiale, che ha ridotto ciò che ingoiamo a pura merce godereccia, soggetta alle stesse logiche speculative di qualsiasi prodotto di mercato, e non si cercano cambiamenti in direzione contraria a questa impostazione, non credo che si possa davvero uscire dal tunnel. Viene prospettata un’ulteriore industria dei “microbi”, come propone l’autore, parlando di allevamenti unicellulari “che ci permetterebbe di fare molto di più con molto meno”. Ribatterei che il cibo ha anche un valore simbolico ed emotivo che non possiamo trascurare, visto che il corpo degli esseri umani, ma a ben vedere anche di altri esseri viventi, non è un’automobile a cui fare il pieno; quindi l’aspetto “favolistico” non può non essere considerato. Inoltre, dal mio punto di vista, siamo interconnessi a ciò di cui ci nutriamo, che non è materia inorganica, quindi pensare di produrla in laboratorio come se fosse il risultato di una somma di cellule ben amalgamate rischia di peggiorare ulteriormente la crisi ambientale e sanitaria, accompagnandoci verso un futuro con scarsa umanità e molta artificialità tecnologica.
Claudia G.
La canzone dell’estate
◆ L’articolo di Claudia Durastanti sui tormentoni estivi (Internazionale 1517) sostiene che la vita delle canzoni è sempre più breve. Trovo che non sia del tutto vero, almeno a giudicare da quanto si sente alle radio nazionali e nei concertoni trasmessi dalle principali reti televisive. Ne è un esempio Bellissima di Annalisa, tuttora riciclata e trasmessa insieme a quel che la cantante ha fatto in questo biennio. Mi sembra che ci sia un’offerta straordinaria di canzoni leggere imparate a memoria e cantate da pubblici straordinariamente numerosi, come se il rito collettivo del concerto negli stadi o nelle piazze abbia, in questa estate 2023, un che di liberatorio.
Stefano Dioni
Elemental accelera la caduta della Pixar
◆ Ho trovato la recensione di Eileen Jones del film Elemental (internazionale.it) un po’ estrema. Il film può anche essere banale, ma è piacevole da vedere. Una storia d’amore, e del rapporto con un padre, sempre attuale. Semplice, ma facile da capire.
Pietro Molinaro
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Questo articolo è uscito sul numero 1521 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati