All’inizio degli anni settanta l’idea di verità è in crisi. È ridotta dai suoi nemici a un’illusione collettiva. È l’habitat ideale per il fiorire di falsi e mezze verità utili alla propaganda politica. In questo terreno paludoso sguazza Basilio, soprannominato Ippopotamo per la sua grassezza, la voce narrante di Cari bambini. È un autore fallito che scrive i discorsi per Amelia, professoressa di storia che si ritrova candidata alle elezioni per un partito conservatore. Durante la campagna elettorale, Basilio e Amelia formano un duo complementare: lui, in qualità di consulente di comunicazione, mostra il più crudo cinismo con un unico obiettivo: conquistare voti. Contro di lui, Amelia rappresenta l’onestà di chi ha delle convinzioni. La doppiezza, l’inganno, il ricatto e l’illusionismo che Basilio gestisce così bene contaminano gradualmente Amelia. L’autoritratto di questo reazionario inverecondo, zotico intelligente, fustigatore del puritanesimo di sinistra, nemico delle regole, gaudente e rozzo, è forse il risultato più brillante del romanzo. La cronaca di una campagna elettorale immaginaria offre divertimento e irritazione, come ogni buona satira di costume.
Domingo Rodenas De Moya, El País
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Questo articolo è uscito sul numero 1535 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati