L’uomo che amava i libri ci trascina avanti e indietro nella vita di Bob, bibliotecario in pensione. Il romanzo è ambientato principalmente a Portland, nell’Oregon. La commedia giocosa e un po’ burlesca che lo attraversa culmina, verso la fine del libro, in un flashback di cento pagine che ci riporta al 1945, quando Bob, a undici anni, scappa di casa e salta su un treno. Lì lo aspetta una vera e propria avventura con un duo di vaudeville, Ida e June, e i loro cani da spettacolo. Questa digressione è solo apparente: l’episodio della fuga è un momento chiave nella vita del protagonista. Il libro si apre nel 2005, quando Bob si sveglia e scopre che “aveva di nuovo sognato l’Hotel Elba, una località costiera ormai scomparsa”. Era lì che era finito con Ida e June. I sogni sono vividi e provocano una forte reazione. Ecco quindi un indizio che la vita dell’uomo non è esattamente come sembra. O che, almeno, alcune parti della sua vita sono sfuggite alla narrazione ufficiale di un’intera carriera di bibliotecario e di una vita vissuta in solitudine. Bob, per certi versi, rimane una pagina bianca. Funge da punto fermo, da custode della continuità. Attorno a lui ruotano personaggi memorabili, passati e presenti. E avrà sempre l’Hotel Elba.
Isabel Berwick, Financial Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1536 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati