Nel 1993 Clara Vogel, una donna di mezza età, è alla ricerca dell’identità di suo padre. La madre prima di morire ha parlato poco delle sue vicende nella Germania del tempo di guerra, ma ha lasciato un indizio: un raro vichingo di porcellana. Negli anni venti, Bettina Vogel è un’artista nella Germania di Weimar quando incontra lo studente austriaco ebreo Max Ehrlich. I due costruiscono una vita insieme mentre i nazisti salgono al potere. Quando fallisce il tentativo di fuggire dalla Germania la coppia finisce per separarsi. Max viene deportato a Dachau e alla fine lo mandano alla fabbrica di porcellana Allach, situata nel campo di concentramento, per lavorare come scultore. Bettina invece sposa frettolosamente un ufficiale nazista che incoraggia il suo interesse per l’arte a patto che mantenga il suo lavoro socialmente accettabile. Ma un’inaspettata riunione con Max porta a una collaborazione che cambia il loro futuro. Grazie a una trama ben studiata, a personaggi coinvolgenti e a colpi di scena, il debutto di Sarah Freethy è sia una storia d’amore sia una testimonianza della capacità dell’arte di smascherare il potere.
Nanette Donohue, Booklist
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Questo articolo è uscito sul numero 1540 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati