L’attentato del 2 dicembre nei pressi della Torre Eiffel a Parigi ha riacceso in Francia il dibattito sulla cura dei detenuti che si sono radicalizzati e hanno problemi di salute mentale, scrive Le Monde. L’attentatore, Armand Rajabpour-Miyandoab, un cittadino franco-iraniano di 26 anni, ha ucciso un turista tedesco-filippino e ferito altre due persone. Poco prima aveva registrato un video in cui proclamava la sua fedeltà al gruppo Stato islamico. Alla fine di ottobre la madre aveva espresso la sua preoccupazione per il comportamento del figlio, che nel 2020 aveva finito di scontare una condanna per aver pianificato un altro attacco nel quartiere parigino della Défense, che non era riuscito a portare a termine. Secondo il ministero dell’interno il 20 per cento delle persone registrate nell’archivio delle segnalazioni per la prevenzione della radicalizzazione a fini terroristici ha problemi psicologici o psichiatrici. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1541 di Internazionale, a pagina 27. Compra questo numero | Abbonati