Nel febbraio 1995, durante il mese sacro del Ramadan nell’arcipelago di Zanzibar, in Tanzania, si diffuse un’ondata di panico causata dalla presunta presenza di uno spirito maligno chiamato popobawa, che in swahili significa “ala di pipistrello”.
Secondo i racconti degli abitanti, lo spirito entrava nelle case di notte, mentre le persone dormivano. “Chi riferisce di essere stato attaccato dal popobawa ricorda apparizioni spaventose, precedute da un odore sgradevole”, racconta il fotografo Lorenzo Maccotta, che nel 2023 è stato sulle isole di Pemba e di Unguja per documentare i luoghi e le persone legati a questa credenza. “Gli attacchi andavano dal soffocamento fino allo stupro di uomini e donne. Lo spirito avrebbe reso le sue vittime incapaci di muoversi, in uno stato di veglia lucida”.
Per sfuggire al popobawa in quel periodo molti degli abitanti di città e villaggi si riunivano in gruppi per dormire all’aperto, nelle foreste e nelle moschee. Alcuni si affidavano ai waganga, degli stregoni a cui chiedevano di sconfiggere quella presenza notturna. Nella ricerca dei colpevoli, spesso anche gli abitanti stessi erano accusati di incarnare lo spirito e sottoposti a violenze, per costringerli a confessare.
“In passato c’erano stati altri episodi di questo tipo, ma quello del 1995 è stato il peggiore”, dice Maccotta. “Zanzibar nell’ottocento è stato il principale mercato di schiavi dell’Africa orientale, quindi il popobawa potrebbe rappresentare un trauma inconscio collettivo, eredità della schiavitù e di altri periodi turbolenti della storia del paese”.
Dal 1995 sono stati segnalati altri due attacchi del popobawa, nel 2000 e nel 2007. ◆
Lorenzo Maccotta è un fotografo italiano nato a Roma nel 1982.
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Questo articolo è uscito sul numero 1545 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati