Martina non riesce a capire alcune regole della sua nuova famiglia. Perché non si può leggere o chiacchierare nelle camere da letto? Perché il padre è rimasto così sconvolto a vedere il suo diario chiuso con un lucchetto? “Qui non ci sono segreti!”, le ha detto. E se è un avvocato così importante come dice perché passa i pomeriggi a casa? Perché non hanno una televisione a colori come tutti gli altri? E soprattutto perché non possono uscire a giocare in strada con gli altri bambini? Martina, la nipote undicenne appena adottata, ha l’intuizione che tutti in quella casa stiano fingendo. Dal figlio maggiore Damián Junior, fino a Rosa e al piccolo Aquilino. Anche la mamma, che accetta tutte le regole e nasconde i suoi veri desideri, e ovviamente il papà. La famiglia mostra le migliori caratteristiche della narrativa di Sara Mesa, che esplora in modo intelligente i silenzi e le zone grigie dei suoi personaggi. La vita dentro la casa è scandita da regole ed è piena di cose non dette. E anche se nessuno alza mai la voce la violenza si avverte in ogni dettaglio della routine quotidiana. La famiglia è un romanzo corale ma può essere letto anche come una saga che si cristallizza in scene brevi e significative. Al centro della storia, che va avanti e indietro nel tempo, c’è la tensione tra amore e danno: la presunta ricerca del bene da parte dei genitori può anche ferire profondamente i figli. È un romanzo che illumina gli angoli più oscuri dell’immagine idealizzata della casa e della famiglia che, secondo l’autrice, “riproduce meccanismi di controllo e potere presenti nel resto della società”.
Andrés Gómez, La Tercera
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Questo articolo è uscito sul numero 1551 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati