Fratelli, la prima traduzione integrale senza censure del romanzo della scrittrice tedesca Brigitte Reimann, si apre con un violento litigio – “Non ti perdonerò mai” – e con la paura di uno scoppio di violenza. È lo splendido incipit di una storia che racconta come dei legami familiari già tesi vengano tirati fino alla rottura dalle politiche di una nazione divisa. Tutto il resto del romanzo vede montare la lite tra un fratello e una sorella (Uli ed Elizabeth Arendt) che vivono nella Germania Est del 1960. Uli vorrebbe scappare oltre confine: “Non vado al polo sud”, dice, “mi sposto solo da una Germania all’altra”. Elizabeth, che è la narratrice della storia, trova questo litigio con il fratello particolarmente doloroso: sono vicini per età e per carattere. E si amano, lei sembra amarlo perfino più del suo fidanzato, Joachim. I litigi intorno al tavolo da pranzo sono resi incandescenti dal fatto che entrambi i fratelli considerano i genitori colpevoli della vergogna che è stata la Germania nazista: “Voi avete votato per Hitler, la colpa è la vostra”. Uli ed Elizabeth aprono un fronte interno tutto loro, spaccati dalle rispettive ideologie. Fratelli è un romanzo vivido e affascinante, pubblicato per la prima volta nel 1963 e basato su una storia per lo più autobiografica di un’autrice che ha vissuto una vita breve ma intensa. Reimann è morta nel 1973 a 39 anni.
John Self, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1555 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati