“Non vogliamo scrivere della prossima donna uccisa. E quindi dobbiamo cominciare a chiamare le cose con il loro nome. Non è un crimine passionale, non è solo omicidio. È un femminicidio: l’uccisione di una donna perché è donna. L’adozione ufficiale del termine da parte dello stato greco sarebbe un piccolo segnale di consapevolezza del problema”, scrivono le giornaliste di Ekathimerini in un editoriale dedicato a Kyriaki Griva, 28 anni, pugnalata a morte ad Atene dal suo ex compagno la sera del 1 aprile, mentre chiedeva aiuto alla polizia. Quando aveva domandato di essere accompagnata a casa perché impaurita per le minacce ricevute dall’ex partner, gli agenti le avevano risposto: “Signora, le auto della polizia non sono taxi”.
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Questo articolo è uscito sul numero 1559 di Internazionale, a pagina 27. Compra questo numero | Abbonati