Si dice che il tempo passi più velocemente quando ci si diverte. Ma sembra che rallenti quando si guarda qualcosa che vale la pena ricordare. Secondo uno studio pubblicato su Nature Human Behaviour, la percezione del trascorrere del tempo di una persone può essere influenzata da quanto è memorabile l’immagine che ha di fronte. Gli autori ipotizzano che sia un meccanismo con cui il cervello si dà modo di elaborare meglio una situazione prima che sia necessario prendere una decisione rapida.
Un gruppo di ricerca guidato da Martin Wiener, un neuroscienziato cognitivo della George Mason university, negli Stati Uniti, ha esaminato in che modo gli stimoli visivi alterano l’esperienza del tempo negli esseri umani. A decine di persone sono state mostrate le immagini di scene diverse, da stanze vuote a stadi pieni, per un periodo compreso fra trecento e novecento millisecondi. Dopo ogni immagine i partecipanti dovevano dire se avevano passato poco o molto tempo a guardarla. Dalle risposte è emerso che quando le foto rappresentavano grandi scene, come un magazzino deserto, sembrava essere passato più tempo. Di fronte alle immagini di spazi ingombri di oggetti, come un garage strapieno, succedeva il contrario.
È strano. Ricerche precedenti avevano riscontrato che l’esperienza del tempo dilatato aumenta con le dimensioni. Per esempio, davanti a immagini di numeri diversi mostrate per lo stesso periodo di tempo, sembra che quelle con le cifre più grandi siano state mostrate più a lungo. Ma le scene ingombre sembrano contraddire questa tendenza. Per scoprire se era in gioco qualche altro fattore, i ricercatori hanno condotto un altro esperimento usando immagini più o meno memorabili. Gli esseri umani ricordano meglio le foto che ritraggono persone, azioni e oggetti posizionati al centro. Il gruppo di Wiener ha usato un archivio di sessantamila immagini, ognuna delle quali era stata classificata in base alla memorabilità (un uomo con dei fiori nella barba era memorabile, il fogliame autunnale lo era meno).
Informazioni prioritarie
Più un’immagine era memorabile, più sembrava dilatare il tempo. Funzionava anche all’inverso: quando i partecipanti sono stati richiamati in laboratorio il giorno dopo, ricordavano meglio le immagini che avevano rallentato il tempo. Per cercare di spiegare i risultati, il gruppo ha inserito le foto in una rete neurale artificiale progettata per individuare oggetti nelle immagini a un ritmo simile a quello umano. In modo forse controintuitivo, l’elaborazione delle immagini memorabili è risultata più rapida. I ricercatori credono che l’effetto sia simile a quello che succede nei cervelli umani. Se così fosse, potrebbe essere la chiave per spiegare come mai a volte ci sembra che il tempo rallenti.
Non è chiaro come la velocità di elaborazione alteri la percezione del tempo, ma i ricercatori sono convinti che la connessione risieda nel modo in cui il cervello assegna la priorità alle informazioni in arrivo. Hanno ipotizzato che cerchi di elaborare di più quando incontra qualcosa d’importante o memorabile. Secondo i ricercatori il cervello fa sembrare che i secondi passino più lentamente, forse per avere più tempo prima che il corpo reagisca. Se un umano si trova di fronte a un predatore, per esempio, può essere utile una dose extra di pensiero, dice Wiener.
È un modo nuovo e stimolante di pensare a cosa significa il tempo per il cervello, dice Chris Paffen, psicologo sperimentale dell’università di Utrecht, nei Paesi Bassi, che non è stato coinvolto nello studio. Renderebbe il tempo “un aspetto primario del nostro modo di affrontare il mondo”, invece che una semplice misura di quanto dura qualcosa, aggiunge. Anche se per ora è poco più di un’ipotesi, è senza dubbio memorabile. ◆ gac
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Questo articolo è uscito sul numero 1561 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati