Paul Marchand è nato nel 1899 nella città francese di Besançon e potrebbe essere uno stravagante personaggio dadaista. Dopo che è stato recuperato mezzo morto, colpito da una granata tedesca mentre era in bicicletta, un demoniaco chirurgo si diverte a “completarlo” innestandogli all’altezza della pancia una terza mano presa da un soldato nemico morto. Per sopravvivere il giovane diventa mago e viene assunto in un cabaret gestito da una velenosa vedova nera che lo rende partecipe dei suoi vizi. Arthur Dreyfus sceglie la forma del diario per condividere le confessioni di Paul, un eroe candido, perfino ingenuo: più di trecento pagine di scrittura sorprendentemente gioiosa e giocosa. In questo eccentrico romanzo dadaista – anche se Dreyfus approfitta poco del periodo storico-artistico in cui ambienta la storia – non importa dare un significato particolare alla terza mano del protagonista. Sicuramente è una metafora del sesso, ma anche della necessaria convivenza con il mostruoso che c’è in noi.
Fabienne Pascaud, Télérama

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Questo articolo è uscito sul numero 1564 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati