Dalla prima immagine ci si allontana dalla narrativa tradizionale e dai suoi punti di riferimento temporali. Nel 1918 un ufficiale dell’impero britannico fugge dalla Birmania per evitare le nozze. Viaggia in un sudest asiatico magico, ricostruito in studio, che si mescola a quello ripreso con stile documentaristico nel 2020. Realtà, finzione, cinema muto o dialogato: la meccanica dell’opera va oltre i generi. E, come sempre, Gomes si diverte a inventare espedienti per mettere in discussione la presunta supremazia occidentale.
Clarisse Fabre, Le Monde
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Questo articolo è uscito sul numero 1565 di Internazionale, a pagina 85. Compra questo numero | Abbonati