Il consiglio dei guardiani della rivoluzione, un organo non eletto dominato dai conservatori e incaricato di supervisionare il processo elettorale in Iran, ha autorizzato il 9 giugno sei candidati a partecipare alle presidenziali del 28 giugno, per sostituire Ebrahim Raisi, morto in un incidente a maggio. Sono stati scelti tra gli ottanta che si erano proposti e sono in maggioranza conservatori. C’è un solo riformista, l’ex ministro della salute Masoud Pezeshkian, c’è un religioso e non c’è neanche una donna. Iran Wire sottolinea che in vista del voto le autorità hanno intensificato la repressione del dissenso con “un’ondata di nuove esecuzioni e pesanti sentenze detentive”.

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Questo articolo è uscito sul numero 1567 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati