Titus Crown è un ex agente dell’Fbi che trova lavoro come sceriffo in una comunità rurale della Virginia. È nero. L’azione comincia con l’allarme per una sparatoria alla Jefferson Davis high school. Lo sceriffo raduna i suoi agenti, bianchi e neri, sperando che l’assalitore non abbia un AR-15 o un AK-47, una di quelle armi “progettate per portare la morte a mucchi, come un contadino che lancia i suoi semi”.Invece di un massacro trovano una sola vittima, l’amatissimo insegnante di geografia, il signor Spearman. Bianco. L’assalitore, Latrell McDonald, viene ucciso dagli agenti di Titus quando si rifiuta di gettare l’arma al grido di: “Sono diventato io la morte!”. Quando Titus riesce ad avere il telefono dell’insegnante ci trova immagini di sevizie e omicidi. Le vittime sono tutti bambini e tutti neri. Latrell e Spearman erano parte di un terzetto di serial killer e il terzo assassino è ancora libero. Il lavoro di Titus è cercarlo in una comunità del sud che Cosby descrive come “una terra di nessuno tra gente che credeva in lui, gente che lo odiava per il colore della sua pelle e gente che lo credeva un traditore della sua stessa razza” . Quello che rende speciale questo thriller, quello che gli dà vero spessore e profondità è la descrizione della vita di provincia e delle interazioni, spesso violente, tra bianchi e neri.
Stephen King, The New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1567 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati