Pedro Rances Mattey, picture alliance/Getty

“Davanti al consolato venezuelano a Madrid, in Spagna, la fila è lunghissima. Donne incinte, famiglie con bambini piccoli e persone anziane si sono presentate addirittura quattro ore prima dell’apertura dell’ufficio per cercare di iscriversi e poter votare alle elezioni presidenziali del 28 luglio”, scrive il New York Times in un reportage. Il presidente socialista Nicolás Maduro ( nella foto ), che cerca il terzo mandato consecutivo, è indietro nei sondaggi rispetto al candidato dell’opposizione Edmundo González Urrutia. Il governo di Caracas, continua il quotidiano statunitense, ha imposto alcune norme abbastanza rigide e cavilli burocratici che complicano la registrazione per il voto ai venezuelani residenti all’estero. Il loro numero oscilla tra i tre e i cinque milioni e mezzo e si trovano principalmente in Spagna, negli Stati Uniti e in altri paesi dell’America Latina, come Colombia, Argentina e Cile. Ma attualmente solo 69mila sono riusciti a iscriversi per votare alle presidenziali del 28 luglio. “Queste elezioni”, conclude il New York Times, “potrebbero essere decisive per determinare il futuro della democrazia di un paese che ha le maggiori riserve di petrolio del mondo, ma da dove negli ultimi anni sono emigrate quasi otto milioni di persone – circa un quarto della popolazione – a causa della crisi economica e sociale, e di un governo autoritario”.

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Questo articolo è uscito sul numero 1572 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati