Eminem è ossessionato dall’idea di essere al centro dell’attenzione anche dopo i cinquant’anni. Le sue insicurezze riguardo al posto che occupa nell’hip-hop sono riemerse dopo due album con un impatto minimo. Cercando di generare scalpore sulla stessa lunghezza d’onda di The Marshall Mathers lp 2 (2013), il rapper ha messo insieme un progetto che allude al suo alter ego giovanile. Cercare la gloria guardandosi indietro, tuttavia, dimostra quanto poco abbia oggi da offrire la leggenda del rap di Detroit. The ­death of Slim Shady (Coup de grâce) è un presunto concept album, ma realtà un ammasso incoerente di brani tenuti insieme da giochi di parole infantili e tentativi di celebrare un passato che sembra indistinguibile dal presente. Fin dall’inizio Eminem si lamenta del cosiddetto politicamente corretto, delle femministe e della generazione Z, spacciando questi attacchi come farina del sacco di Slim Shady. Invece che fare arte, il rapper si limita a cercare d’imitare South park e Dave Chappelle. La comunità dell’hip-hop, ormai, si è spostata verso cose più importanti e migliori.
Karan Singh, HipHopDX

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Questo articolo è uscito sul numero 1572 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati