Se l’Europa vuole continuare a competere con la Cina e gli Stati Uniti ha bisogno di grandi investimenti, pubblici e privati, e di meno burocrazia. È, in estrema sintesi, la principale proposta avanzata dall’ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi nel rapporto “Il futuro della competitività europea”, uno studio commissionato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e presentato il 9 settembre. Dopo un’analisi delle debolezze dell’economia del continente, il rapporto elenca le riforme necessarie. “Le proposte di Draghi costituiscono un valido programma per il nuovo mandato della Commissione che sta per insediarsi”, scrive il Financial Times. Gli fa eco lo svedese Sydsvenskan: “La sfida è enorme, considerato che dal 2000 negli Stati Uniti i salari reali sono cresciuti del doppio rispetto all’Unione europea, che il gap tra le due aree economiche è passato dal 15 per cento del 2002 al 30 per cento del 2023 e che tra le più grandi compagnie tecnologiche globali solo quattro sono europee. No, il piano di Draghi non è una cura rapida per un’Unione che arranca. Ma può essere un salutare calcio nel sedere”.
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Questo articolo è uscito sul numero 1580 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati