In Islanda sta per tenersi un referendum. Da una parte c’è la Psych, un’organizzazione che vuole rendere obbligatorio un test nazionale di empatia, una sorta di “valutazione della sensibilità individuale”. Chi lo passa avrà un marchio, chi non lo passa dovrà ricevere cure psicologiche a causa del suo “disordine morale”. Nello schieramento opposto c’è il Masc, un gruppo convinto che così si creerebbe una classe marginalizzata e che i test sono particolarmente difficili da superare per i giovani uomini. I sostenitori del Masc sono convinti che la Psych sia un’associazione di pappemolli politicamente corrette e quelli della Psych che gli altri siano dei reazionari cavernicoli. Nonostante l’estrema polarizzazione questo brillante e sorprendente romanzo rivela tutte le sfumature e le contraddizioni del dibattito che si scatena. La storia è ambientata in un’Islanda del futuro dove tutti hanno un’assistente digitale (Zoé) che registra ed elabora continuamente i parametri vitali e ognuno è sottoposto a un sistema di protezione personale chiamato Chaperone. Se tutte queste intrusioni nella sfera privata sono accettate, allora perché non rendere obbligatori anche i test dell’empatia? Fríða Ísberg, come George Orwell e Anthony Burgess prima di lei, lascia che tutti gli aspetti più grotteschi della sua distopia parlino da soli. I tradizionalisti chiedono tolleranza, il politicamente corretto non perdona e chi non ha il coraggio di schierarsi raccoglie odio.
Kate McLoughlin, Times Literary Supplement
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Questo articolo è uscito sul numero 1581 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati