In vista delle presidenziali del 6 ottobre, Jeune Afrique dedica la copertina al capo dello stato tunisino Kais Saied. Definito l’“iperpresidente” per la svolta autoritaria che ha messo in atto negli ultimi tre anni, Saied “si prepara a ottenere un secondo mandato con un’elezione a senso unico, visto che ha imbavagliato tutti i contropoteri. Il suo metodo: un autoritarismo populista sotto forma di colpo di stato permanente”. La commissione elettorale ha ammesso, oltre a Saied, solo due candidati, uno dei quali, Ayachi Zammel, è in prigione. L’ultimo numero di Jeune Afrique non è disponibile nelle edicole tunisine perché non ne è stata autorizzata la distribuzione, una decisione che per il direttore Marwane Ben Yahmed equivale a “un triste ritorno agli anni della dittatura di Ben Ali”. Il 13 settembre, giorno d’inizio della campagna elettorale, migliaia di persone hanno manifestato a Tunisi contro quello che definiscono “uno stato di polizia”. Lo stesso giorno il partito islamista-conservatore d’opposizione Ennahda ha denunciato l’arresto di un’ottantina di suoi iscritti. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1581 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati