Nel suo saggio De grandes dents (sottotitolo “Indagine su un piccolo malinteso”), Lucile Novat presenta un’ipotesi sconvolgente su una delle favole più popolari del mondo: Cappuccetto rosso. La sua interpretazione è talmente lucida da risultare irritante, eppure nessuno aveva ancora osato formularla, almeno in Francia. E se il lupo fosse una metafora per qualcuno che fa parte della famiglia della protagonista? Un lupo parlante, più che un animale, non potrebbe rappresentare una persona vicina che si comporta in modo insolito? Invece che all’esterno, la vera minaccia non potrebbe essere dentro casa? Il lupo stesso è più pericoloso sotto le lenzuola della nonna, in un ambiente conosciuto, che nel folto della foresta. Insomma Novat parla d’incesto, un crimine caratterizzato dal fatto che non se ne può parlare e quasi sempre commesso da qualcuno che le vittime conoscono e con cui molto spesso convivono o con cui hanno legami di parentela. E il libro di Novat non si ferma qui ma prova, in qualche modo, a invitarci a uscire dalla congiura del silenzio. Libération

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Questo articolo è uscito sul numero 1582 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati