Ultimamente siamo stati inondati da così tanti attacchi razzisti e xenofobi che una piccola fantasia di vendetta potrebbe non farci male. Nel suo ultimo romanzo satirico, Adam Mansbach se la prende con i suprematisti bianchi che ci hanno regalato Charlottesville, le torce accese e le bandane usate come maschere. Il Golem di Brooklyn fa rivivere nell’era di TikTok l’antica leggenda ebraica del golem, il gigante d’argilla che prende vita durante le calamità e che secondo la tradizione può essere evocato con un mistico rituale rabbinico. Len Bronstein però è solo un insegnante d’arte delle scuole superiori un po’ fattone che poco per volta ha rubato dai magazzini scolastici una gran quantità di creta. Dopo aver modellato un immenso golem, un po’ imperfetto e zoppicante, si accorge con terrore che la sua creatura prende vita. A differenza del golem però Len non parla yiddish e prima di correre a cercare un interprete piazza la creatura davanti alla tv, e quella impara l’inglese dal comico Larry David. A quel punto Len, Miri (la figlia ribelle di una famiglia hasidica) e il golem partono per un viaggio attraverso gli Stati Uniti diretti a una manifestazione antisemita chiamata “Salviamo il futuro della nostra storia”. Per fare cosa, esattamente? Non lo sanno bene. Come il loro suv cigola sotto il peso della gigantesca creatura d’argilla, così il romanzo sobbalza da un colpo di scena all’altro. E non mancano le pause in cui si raccontano episodi dell’antica storia ebraica.
James Sullivan, The Boston Globe

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Questo articolo è uscito sul numero 1582 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati