Un’oscurità (che può essere chiamata depressione, ansia o in qualunque altro modo imperfetto) prende forma in questo tagliente secondo romanzo di Sarah Rose Etter. Cassie ha 33 anni e lavora per un’azienda della Silicon valley. Per tutta la vita si è sentita sull’orlo di un buco nero che si espande o si restringe, si allontana o si avvicina a seconda dei suoi stati d’animo e delle sue attività. Su tutta la sua storia aleggia una domanda: cosa succede dall’altra parte di questa oscurità? E qual è il prezzo da pagare per scoprirlo? Le condizioni di Cassie rispecchiano quelle dell’America di oggi: è scappata dalla sua città agonizzante sulla costa est, è andata all’università, ha avuto dei lavori decenti, si è trasferita a San Francisco per “giocarsi la sua partita”, come le dice il padre. Vive in un appartamento che le costa tremila dollari al mese e lavora come copy in una startup valutata 16 miliardi di dollari. Ma sotto la superficie del successo scorre “un assordante fiume di malinconia”. Il suo ambiente di lavoro è velenoso e i suoi capi la maltrattano, si riempie di farmaci e a San Francisco riesce a malapena a sopravvivere. La prosa squisita di Etter dà grande slancio a un libro che potrebbe sembrare ripetitivo. Abbracciare le tenebre può essere l’unico modo per superarle.
Alexandra Chang, The New York Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1582 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati