“La notte del 24 settembre il Missouri ha eseguito la condanna a morte di Marcellus Williams, un uomo che forse non era colpevole del crimine per cui era stato condannato”, scrive la giornalista Elizabeth Bruenig sull’Atlantic. Nessuna prova concreta collegava Williams all’omicidio di Felicia Gayle, avvenuto nel 1998 nella sua casa nel Missouri. Inoltre il processo a Williams è stato caratterizzato da una difesa scadente e da una giuria composta da undici giurati bianchi e uno solo nero (Gayle era una donna bianca, Williams era nero). L’esecuzione di Williams era già stata programmata e bloccata due volte a causa di dubbi sulla sua colpevolezza. Secondo Wesley Bell, il procuratore del distretto in cui Williams è stato condannato, che aveva presentato una mozione per annullare la sua messa a morte e commutare la pena in ergastolo, “se c’è anche solo un dubbio sulla colpevolezza, la pena di morte non dovrebbe mai essere un’opzione”. Proprio la probabilità di eseguire la condanna a morte di persone innocenti ha spinto vari stati ad abolire la pena capitale, come l’Illinois nel 2011 e il Maryland nel 2013. “Forse”, conclude Bruenig, “chi difende questa pena sapendo che possono morire persone innocenti si illude che un governo in grado di distruggere delle vite umane sia abbastanza forte da proteggere i cittadini”.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1583 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati