Joshua Bell, Steven Isserlis e Jeremy Denk sono amici che occasionalmente si esibiscono insieme: hanno registrato i trii di Mendelssohn dopo un lungo tour. Nel disco c’è la raffinatezza che deriva dalla comprensione reciproca e una freschezza che a volte manca a gruppi più affermati. È a metà strada tra l’impetuosa lettura del Trio Wanderer e le lussuose effusioni di Itzhak Perlman, Yo-Yo Ma ed Emanuel Ax. L’interpretazione di Bell, Isserlis e Denk è più degna di nota per le sfumature che per l’iperbole, e si distingue per dinamiche sensibili e fraseggio sempre elegante. Ma nonostante tutta la loro sottigliezza, questi musicisti non sono mai ritrosi: nelle loro mani, l’andante del primo trio ha un calore avvincente; lo scherzo seguente ha un bordo tagliente; e pochi catturano altrettanto l’inquietezza dell’inizio del secondo trio. I tre hanno temperamenti diversi e mantengono le loro personalità: la sensazione è che stiano semplicemente suonando insieme senza compromessi. Questa nuova uscita regge il confronto con tutte le altre della discografia, tranne il primo trio di Heifetz, Piatigorskij e Rubinstein, che è fuori concorso. E probabilmente ha la registrazione migliore.
Peter J Rabinowitz, Gramophone

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Questo articolo è uscito sul numero 1583 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati