È inverno e Natale è vicino. La storia si svolge alla periferia di Oslo, sulla riva orientale del fiume. Una bambina di dieci anni con il suo costume perfettamente stirato intona canti natalizi. La madre non c’è più e il padre è al pub dove servono le pinte di birra meno care della città o è a casa a smaltire la sbronza. Non è stato capace di tenersi il suo lavoro di venditore di alberi di Natale e al suo posto ci sono le figlie, rispettivamente di dieci e diciassette anni, che vendono ghirlande ai passanti sempre più frettolosi. Il loro appartamento è un luogo caldo e sicuro ma è spesso invaso da cognati e parenti del padre. Nella periferia est di Oslo, sotto Natale, c’è molta solidarietà tra le persone che hanno poco. Il padre è uno spiantato alcolizzato ma adora le figlie, con loro crea una dinamica che molte persone che hanno vissuto situazioni simili riconosceranno: le due ragazzine si adattano al comportamenti della persona che soffre di dipendenza sperando di poterlo aiutare. Insieme, per esempio, fanno di tutto per sfuggire ai servizi sociali. Nei libri di Ingvild Rishøi lo stato sociale è pieno di buchi come nella famosa favola natalizia di Charles Dickens. Questa storia però contiene anche un piano mitico che si esprime nel sogno del padre di vivere lontano dalla città, in una casetta di legno o in una tenda. In questa storia la natura si affaccia solo sotto forma di piccoli abeti decorati dalla vita brevissima. Una bella storia di Natale adattata ai nostri tempi e alla nostra società.
Knut Hoem, Norsk rikskringkasting
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Questo articolo è uscito sul numero 1585 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati