Prima dell’esplosione del turismo in Islanda, che ha attirato compagnie aeree low cost e visitatori da tutto il mondo (più di 1,7 milioni solo nel 2022), sull’isola esisteva una fiorente scena musicale che ha dato al mondo Björk, Sigur Rós e Ólafur Arnalds. Anche se hanno fornito una piattaforma ai musicisti islandesi, ora i locali di Reykjavík stanno pagando il prezzo della popolarità della capitale. Molti di quelli più piccoli hanno chiuso per far posto agli hotel. L’ultimo è stato il Kex, che ha abbassato la saracinesca per l’ultima volta alla fine di agosto. Tra le vittime illustri ci sono stati il Sirkus nel 2008, il Nasa, dove Björk e Sigur Rós si sono esibiti prima della chiusura nel 2012 nonostante le proteste pubbliche, e il Faktory, che si è fermato l’anno successivo. Tutti e tre sono stati sostituiti da alberghi. Óli Dóri, promoter che in passato ha organizzato concerti al Kex, non incolpa i turisti ma pensa che le istituzioni potrebbero fare di più per proteggere la musica dal vivo a Reykjavík: “Avevamo un sacco di band nuove, era una cosa davvero bella”. Il giornalista Elías Þórsson spiega: “Le persone che amano il centro di Reykjavík e la sua scena culturale sono molto infelici”. E se i locali più piccoli scompaiono, avverte, la filiera di musicisti islandesi di cui la nazione è così orgogliosa potrebbe “prosciugarsi”. “Non voglio che la città diventi un posto dove ci sono solo negozi per turisti e hotel”, conclude Þórsson.
Miranda Bryant,
The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1587 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati